Opportunità per i giovani con difficoltà intellettiva e relazionale attraverso la gestione di un allevamento di alpaca
Nel 1100 vi fu una monaca vallombrosana, divenuta poi badessa, che fu costretta ad abbandonare Cavriglia per alcuni conflitti interni all’ordine religioso curiale al quale apparteneva, ormai ad esclusivo appannaggio degli uomini, pochi adesso anche quelli. Si chiamava Berta e fu spedita a Ugnano, zona paludosa e malarica fuori dalle mura della bella Fiorenza. Per me, sindaco per molti anni del Comune cavrigliese allora minerario, Ugnano era sempre stato la periferia reietta della badessa esiliata, poi fatta santa, e dove più volte andavo con la mia bella fascia tricolore a ricordarla. Solo dopo molti anni mi è capitato di tornare in quella terra di mezzo tra Firenze e la piana di Scandicci, terra degli sviluppi urbanistici un po’ forzati negli anni dell’industrializzazione, feriti da quell’enorme mostro sociale e architettonico che è il carcere di Sollicciano. Ma quella terra era anche custode di un luogo speciale.
Abbandonati i palazzoni delle sbarre, infatti, ci si può infilare in straduzze poco transitate che si immergono nel verde di una campagna che regala squarci di vegetazione folta e protettiva. È lì che, come fosse un miraggio e come ti trovassi improvvisamente sugli altipiani andini, ti imbatti con miti e amorevoli alpaca, dallo sguardo dolcissimo. Accanto al canile municipalee al centro del Cnr ha sede l’associazione Alpaha Onlus. Sì, sì, proprio con l’acca aspirata, quella fiorentina. Un’associazione di genitori e operatori sociali nata grazie, e soprattutto, all’impegno di due mamme, Donatella Bambi, presidente del centro fin dalla sua costituzione assieme a Barbara Vallotti, con il sostegno anche di Carolina Bartoloni, oggi assistente alla comunicazione e tesoriera. L’associazione ha lo scopo di creare un’opportunità di lavoro ai giovani con difficoltà intellettiva e relazionale attraverso la gestione di un allevamento di questi “animali serafici, affascinanti, preziosi, doddi e socievoli”, come ha scritto Emanuele con la speciale tastiera del computer. Le attività del centro cominciano alle 10 del mattino e terminano alle 17. I ragazzi che lo frequentano hanno la fortuna di essere impegnati tutto il giorno con gli animali, oltre che occuparsi di attività più artistiche come la musica, la pittura e la scrittura. Il progetto dell’associazione è comprensivo di filiera e produzione di oggettistica. La lana pregiata degli alpaca viene trasformata in semplici manufatti e capi di abbigliamento tramite l’utilizzo di telai.
“Si percepisce l’impegno che i ragazzi mettono nello svolgere le loro mansioni, agiscono come una vera squadra di amici”
L’obiettivo, ricorda Carolina, è quello di dar vita a un’attività che coinvolga al massimo i ragazzi, anche durante gli eventi in cui il centro viene aperto ai visitatori e in occasione di mercatini e iniziative speciali. Sono i ragazzi, aiutati dai tutor, che si prendono cura di tutto, in particolare degli animali al parco. Nina, 20 anni poco più, un’amabilità e un sorriso rari che fanno addolcire al primo incontro, è affetta da neuropatia cronica, una disabilità dalla nascita che non le ha impedito di vivere una vita ricca di emozioni. Lei è forse la più empatica con gli animali. Dicono che abbia una memoria di ferro e sappia tutto dei suoi amici alpaca. Mi racconta che la sua preferita è Luna perché è la più piccola, che Cameo è il più disobbediente, che Grisù e Cottopassi, invece, sono i più simpatici. Anche gli altri ragazzi, ognuno con le proprie peculiarità, hanno un rapporto originale e speciale con gli animali. Gli alpaca del resto sono docili e buffi, si prestano a stare a stretto contatto con le persone e sono semplici da custodire. Per questo vengono spesso scelti come animali da accompagnamento durante gite o trekking o per la pet therapy, grazie alla loro capacità di facilitare la comunicazione anche con chi ha disabilità.
“Le persone ci vedono come una giostra negativa. Provano a darci fiducia, ma non è una reale fiducia, è una fiducia sommaria”
Il parco è stato inaugurato nell’ottobre del 2018 e già un anno dopo era in piena attività con 6 alpaca e altrettanti ragazzi. Una realtà che è stata assai preziosa anche nei tempi complicati del Covid. Il rapporto che si è instaurato tra i ragazzi, gli animali, i genitori e il parco è sorprendente. Appena entri ti trovi con Grisù, Gastel, Nina, Gabriele, Cottapassi, Marco, Alex e Ilaria ed altri, ragazzi ed alpaca tutti assieme appassionatamente, con i loro educatori e assistenti. Lavorano, disegnano, scrivono e realizzano le loro cose per l’intera giornata. Impossibile dimenticare la passione creativa e l’armonia che mettono nel tempo dedicato alla pittura con la realizzazione di disegni molto cromatici, da farci ricordare quelli di Jackson Pollock. Oppure l’intensa emblematica risposta che Alex ha dato alla semplice domanda “Come stai?”. Infatti, scrive al computer: “Le persone ci vedono come una giostra negativa. Provano a darci fiducia, ma non è una reale fiducia, è una fiducia sommaria”, si legge su quel monitor che pare farti capire tutto. E poi Nina, che si mette alla pianola nella sala della musica e schiaccia i tasti con passione e ilarità cantando Heidi.
Da qualche anno, per le ragazze e i ragazzi che fanno parte dell’associazione, queste sono le attività aggiuntive quotidiane che portano risultati e grandi soddisfazioni. “Un progetto ricreativo e lavorativo”, mi spiega Donatella, “i ragazzi hanno compiti precisi, puliscono le stalle, portano l’acqua e il fieno agli animali. Vediamo i loro progressi relazionali e di integrazione. Adesso sono una vera squadra, anche amici”. In effetti, tutti i ragazzi hanno preso molto sul serio questa attività e si percepisce l’impegno che mettono nello svolgere le mansioni loro assegnate e nelle attività ricreative. Grazie alla nascita dei primi cuccioli adesso il parco si è ingrandito, così come più numerosi sono i ragazzi che se ne occupano. I genitori raccontano che alla mattina i loro figli, quando sanno di dover andare al parco, si elettrizzano e bisogna fare in fretta per organizzare la partenza per Ugnano. Quando ci facciamo la foto di gruppo il sorriso e l’entusiasmo di tutti è palpabile. È la conferma dei buoni obiettivi del progetto e la consapevolezza di aver conquistato per e con questi ragazzi un risultato in più, un’occasione di riscatto e di partecipazione. Il parco è visitabile durante gli eventi, anche di crowdfunding, organizzati durante l’anno. Ma è sempre possibile contattare e seguire le attività dell’associazione sui social e sul sito www.alpaha.it Sì, perché qui sono davvero connessi con il mondo, con la ricchezza e la sfida di tutte le diversità. Fino alle terre lontane degli amici alpaha, naturalmente con l’acca fiorentina! Pare anche che una femmina di quegli amabili animali che vivono nel parco, arrivata per ultima e ricoperta da un elegante vello fino ai piedi, sia diventata la dolce superiora del branco. Io credo che la chiameranno Berta.