Una questione di sguardi

Paola Turci incontra le detenute di Sollicciano: "cantare può regalare squarci di umanità, nonostante tutto"

Una giornata in carcere, luogo di isolamento, tensioni e restrizioni, dove forse capisci in fretta il valore della libertà che non hai.

Le ragazze di mille colori, lingue, età e capelli, aspettano Paola Turci in una saletta scarna e triste, soprattutto per noi omologati allo stile Pinterest. Imbraccia la chitarra che la accompagna da oltre venti anni, con lei ha girato il mondo, dal Vietnam alla Finlandia con quel legno graffiato ed un misterioso acronimo NPH, sembra avere il medesimo aspetto vissuto, quasi come quello delle ragazze.

Paola canta e racconta, ma si preoccupa subito di rompere quel muro di timidezza, indifferenza e  forse anche di sfida. Con la musica si può fare, si possono attraversare tutti i confini. “La musica ci aiuta ad essere liberi” dice alle ragazze. Paola parla, canta ma soprattutto fa cantare. Nel corridoio anche la giovane guardia carceraria  abbandona la sua postura d’ordinanza e si mette a ballare pensando che nessuno la veda. Ecco, cadono davvero quelle sbarre, superate da quell’effetto benefico  della  connessione umana. Una fuga temporanea dalle durezza incrostate dentro, ecco cos’è oggi questo concerto. Come fosse la magia di un teatro tutta raccolta in quella squallida stanza di uno dei carceri più in affanno del nostro Belpaese.

Qualcuna si vergogna, qualcuna ride senza controllo, un’altra vuol parlare e piange. Un’altra ancora non dice niente, non canta, non risponde e non sorride. Eppure non si è persa sulla pelle ogni applauso uscito dalle sue mani. Fatima con i suoi occhi profondi e neri come la notte piange sommessa quando Paola intona la struggente Volver, come fosse Penelope Cruz. E ancora Dafina, Ana, Maria e altre hanno condiviso la loro voce con le emozioni, come a voler intrecciare il loro vissuto, le loro storie con i sentimenti che quella magia ha saputo esaltare.- È un piacere oggi vederle così tranquilla, la situazione di solito non è così – racconta una della sorveglianza. Forse proprio perché quell’esperienza, quel carico di emozioni che rovescia loro Paola prova a ritoccare l’anima, a ridurre le tensioni  contribuendo a lasciare più calma, più comportamenti pacifici nella struttura carceraria. In fondo forse è questa la rieducazione, la riabilitazione dei detenuti, che magari oggi hanno ritoccato un po’ le corde dentro, hanno ritrovato un po’ di voglia di aspirare a una vita migliore di quella “libertà bruciata”, come dice Rosalba. È stato un incontro bello e intenso, per quanto possano essere belli e intensi gli incontri dentro una galera. Nulla cambia per la loro condizione di detenzione, neppure mutano le loro responsabilità, se ne hanno. Ma certo scambiarsi umanità, sentimenti ed emozioni non può che fare bene a ognuno di noi.

E forse è anche questa la guarigione.

Ma Paola è avanti, lascia leggerezza e umanità fra quelle pesanti mura, senza risparmiarsi ha recitato e intonato canzoni da Bambini a Paloma Negra  per gli amici a cui vuole  bene. Saluta e dice che oggi è venuta a Sollicciano per fare un regalo… a se stessa. Uscendo i nostri telefonini lasciati in portineria hanno già molti messaggi da leggere. Tra di essi la notizia che il Presidente Mattarella ha convocato il Capo dell’Amministrazione carceraria per comunicare che occorre fare presto e bene, le condizioni carcerarie nel nostro Paese sono pesanti e tredici suicidi in appena un mese inaccettabili.