Legacoop Sociali, il nostro mondo

Intervista alla Presidente Legacoopsociali nazionale Eleonora Vanni

Dalla pandemia alla guerra, la fase economica vede frenata la crescita con l’aumento dei costi dell’energia. Intanto crescono il divario territoriale e le disuguaglianze. Qual è il ruolo della cooperazione sociale in questa fase?
La cooperazione sociale è stata fortemente coinvolta sia nella risposta attiva ai problemi legati ai bisogni delle persone durante la pandemia che nell’accoglienza dei profughi, ma accanto a questo, come molte altre imprese, ha subito e subisce i contraccolpi economici e finanziari di questi due eventi.
La pandemia ha allargato e reso ancor più evidenti problemi già presenti nel nostro paese: disuguaglianze sociali, territoriali ed economiche ci restituiscono un contesto che richiede l’attivazione di intelligenza collettiva capace di ascoltare le istanze che vengono dalle persone e dalle comunità e di proporre e costruire spazi di pensiero e di vita disancorati dai vecchi schemi.
La cooperazione sociale deve rigenerare il suo DNA creativo e ripensarsi nel quadro dei grandi cambiamenti che stiamo vivendo per riappropriarsi di un ruolo di connettore sociale e insieme di agente di cambiamento di un modello sociale ed economico che ha prodotto sistemi difensivi basati sulla autoconservazione e che, purtroppo, hanno attecchito anche in parte del nostro mondo.
Infanzia, sostenibilità, innovazione, Sud e Aree interne: dal Pnrr ci arrivano opportunità per cambiare rotta ma ci sono anche timori di perdere questa occasione di sviluppo. Quali sono le proposte del settore alle istituzioni?
Il PNRR rappresenta un’opportunità per riorientare lo sviluppo del paese per la mole delle risorse impiegate, ma soprattutto per gli obiettivi che si pone di modernizzazione del Paese nell’ottica della sostenibilità e dell’equità. Per rispondere appieno agli obiettivi qualificanti del Piano sarebbe stato opportuno improntare la definizione delle azioni ad un ascolto più attento alle domande provenienti dal Paese e quindi procedere con una modalità ispirata al principio della co-programmazione. Tempi stretti e obiettivi che sembrano essere non del tutto coerenti con le condizioni di partenza del Paese, potrebbero mettere a repentaglio la sua completa realizzazione. Ne abbiamo un esempio in alcune difficoltà ad avere risposte adeguate e sufficienti a Bandi emanati come nel caso dei servizi per l’infanzia o nella capacità di risposta innovativa di una Pubblica Amministrazione datata e ancorata a modelli burocratici che mal si addicono all’innovazione e alla tempestività richieste. A questo punto è urgente riconnettere i bisogni alle opportunità a livello locale e procedere con processi di co-progettazione in grado di attivare tutte le risorse presenti sui territori a partire dalla cooperazione sociale che per prossimità, conoscenza e capacità di risposta ai bisogni nonché per le finalità di interesse generale per cui opera rappresenta un partner primario della Pubblica Amministrazione. Il ruolo ci è spesso riconosciuto, ma l’attivazione di pratiche risulta ad oggi ancora assai complicata.

“La richiesta principale è quella di superare il modello riparativo per investire in un welfare generativo di opportunità e strumento di prevenzione del disagio e del malessere economico, sociale e della carenza di risposte socio-sanitarie integrate.”

Il Covid ha messo al centro il tema della cura e dei servizi socio-sanitari. Le cooperative sociali sono state in prima linea ma rivendicano anche un nuovo modello di welfare: quali sono le richieste?
La richiesta principale è quella di superare il modello riparativo per investire in un welfare generativo di opportunità e strumento di prevenzione del disagio e del malessere economico, sociale e della carenza di risposte socio-sanitarie integrate. Naturalmente occorrono azioni e interventi volti anche a ribaltare alcuni approcci e a colmare gravi lacune. Il nostro sistema sociale e sanitario, reduce da un’epoca di grande contenimento/taglio di risorse negli anni passati, ha mostrato il fianco in epoca pandemica mettendo in evidenza soprattutto l’inadeguatezza delle cure domiciliari e territoriali e la difficoltà a connettere interventi sociali e sanitari insieme. La salute di prossimità è un grande obiettivo del PNRR, ma non può basarsi principalmente su interventi strutturali e tecnologici in assenza di personale e della garanzia di poter garantire quell’integrazione socio-sanitaria delle prestazioni ma soprattutto dei soggetti che operano lungo la filiera dei servizi soprattutto se guardiamo alla popolazione anziana e alle persone non autosufficienti.

Il lavoro è un altro tema dirimente per il Paese e le cooperative sociali sono sul fronte dell’inclusione lavorativa per quei soggetti fragili che sono i primi ad essere espulsi dal mercato: cosa bisogna fare per la cooperazione sociale di tipo B?
Il lavoro è un tema centrale per uno sviluppo reale del paese nonché per l’empowerment delle persone a partire da quelle più fragili. Occorre però un approccio totalmente nuovo alle politiche attive del lavoro che non sia esclusivamente basato sull’adattamento dell’offerta alla domanda di lavoro poiché, come verifichiamo in questi tempi il tema ha una composizione molto più articolata: dal tema motivazionale (Great Resignation) di particolare attualità, allo sviluppo della domanda in relazione alle caratteristiche dei territori e allo sviluppo delle tecnologie fino alla messa a sistema delle opportunità. Sviluppare e specializzare i centri per l’impiego è sicuramente importante, ma non può essere l’unica azione. Le trasformazioni profonde che impattano sul mondo del lavoro influiscono anche sulle riflessioni in atto nelle cooperative sociali di inclusione lavorativa sia in relazione ai bisogni e alle caratteristiche delle persone che alle tipologie di attività. Occorre aprire un nuovo ciclo nella cooperazione di tipo B che guardi all’allargamento delle fragilità per accedere al lavoro, ma insieme rifiuti la logica di “intervento assistito” per sviluppare nuove attività e assetti imprenditoriali che possano offrire un ventaglio più ampio di opportunità ed essere in grado di portare esperienza, ma anche uno sguardo nuovo nelle politiche attive del lavoro e nel partenariato con la Pubblica Amministrazione.

“Un’organizzazione che mira allo sviluppo di imprese che hanno nella intergenerazionalità uno degli elementi fondanti e qualificanti della loro natura non può non operare guardando al futuro.”

Infine, all’ultimo congresso di Legacoopsociali si è parlato di “futuro” che si lega anche al tema dell’innovazione e alle nuove generazioni come capacità di intercettare i cambiamenti: quali saranno i prossimi passi dell’Associazione?
Un’organizzazione che mira allo sviluppo di imprese che hanno nella intergenerazionalità uno degli elementi fondanti e qualificanti della loro natura non può non operare guardando al futuro. Questo implica due livelli di riflessioni strettamente connesse fra loro: l’innovazione imprenditoriale (delle attività, dei modelli, delle partnership) e il passaggio intergenerazionale. Abbiamo attivato una modalità per costruire proposte basata sulla partecipazione diretta delle cooperative a gruppi di pensiero e a laboratori finalizzati ad articolare proposte operative, abbiamo allargato la platea di confronti e collaborazioni a mondi apparentemente anche più lontani dal nostro e stiamo lavorando con giovani cooperatori per promuovere sia l’apertura di spazi di creatività dove possano portare e trovare accolte le loro idee di cambiamento in cooperative esistenti, sia per la creazione di nuova impresa e apertura ad attività nuove o a modelli alternativi di sviluppo imprenditoriale e territoriale. La grande attenzione delle giovani generazioni all’ambiente, alla condivisione, alle tecnologie e alla comunicazione ci chiama a mettere in campo strumenti e opportunità nuove anche come organizzazione di rappresentanza nonché a valorizzare, promuovere e portare a sistema pratiche innovative.