Se fossimo noi normodotati i veri disabili? Cioè quelli incapaci di vedere negli altri, ovvero nelle persone “differenti”, le loro reali abilità?
Me lo sono chiesta tante volte, ma quando ho conosciuto Genny Ciapetti – una delle operatrici che lavora alla Fondazione Alice Onlus di Campolombardo a Pratovecchio – la domanda è scesa sulla terra come un meteorite, facendo un gran rumore e scavando uno spazio di riflessione molto profondo.
Fondazione Alice Onlus è nata ufficialmente nel 2010 grazie a Simone Ciulli, un gigante in tutto. Fondatore e padre di Alice, una ragazza con una forma di autismo, ha voluto creare questa oasi per dare alle famiglie con figli disabili, un luogo tranquillo dove poter soggiornare, dove condividere esperienze e magari sognare un futuro sicuro per il Dopo di Noi o come preferisce definirlo Simone “il durante loro”.
Nel 2014, con il recupero di un vecchio casolare a Campolombardo, in una zona selvaggia e bellissima del Parco Nazionale delle Foreste casentinesi, inizia il grande cammino di quella che oggi è una delle più innovative sperimentazioni in campo sociale della provincia di Arezzo, entrata nel cuore dei casentinesi come un dono.
Genny è una ragazza poco più che trentenne con spasticità, difficoltà nei movimenti fini del corpo e una forza di spirito inimmaginabile, per chi vuole guardare solo ciò che non riesce a fare o a dire.
Genny ci racconta così l’incontro con la Fondazione Alice: “Ho conosciuto Fondazione Alice durante un progetto della Regione Toscana presso la stazione
ferroviaria di Pratovecchio- Stia, nel 2018. Il mio lavoro con loro e grazie alla fiducia di Simone, è iniziato affiancando persone con disabilità, in particolare un ragazzo con una disabilità cognitiva e linguistica grave che comunicava le sue emozioni attraverso il computer. Oggi il mio lavoro in Fondazione è cambiato. Con altre persone come Morgana, ho realizzato il progetto “Dialoghi sulla disabilità”, un percorso nelle scuole per la sensibilizzazione dei giovani al tema della disabilità e, più in generale, alle tematiche della diversità. L’utilizzo del dialogo come forma e modalità utile all’investigazione personale su dinamiche e processi della società civica.
Quest’ultimo progetto è stato “il mio progetto”, ciò che ho sempre voluto realizzare, ovvero fare conoscere ai bambini e alle bambine cos’è la disabilità”.
Il progetto – una fucìna di idee sempre attiva – è stato accolto dall’amministrazione di Bibbiena e portato negli istituti scolastici del territorio. La sua prima restituzione pubblica è stata l’installazione artistica – un bassorilievo composto da 200 farfalle in ceramica – collocato sul muro del giardino di Palazzo Niccolini a Bibbiena. L’installazione realizzata dall’artista Valentina Parisi e colorata dai ragazzi e dalle ragazze delle scuole medie di Bibbiena e Soci, ha di fatto concluso i primi dialoghi progettati anche da Genny.
E’ lei stessa a dire “dobbiamo osare per vivere a pieno la nostra vita” e continua dicendo: “Amo il mio lavoro perché è utile a tutti. Far conoscere cos’è la disabilità fin da piccoli, aiuta a diventare degli adulti migliori. Ci sono stati molti momenti nella mia vita nei quali non mi sono sentita adeguata nel fare ciò che amavo, ma poi con determinazione ho fatto grandi conquiste: nel 2017 mi sono laureata in Scienze della Formazione e Comunicazione all’università di Siena, sono riuscita in autonomia a organizzarmi la vita universitaria e gli spostamenti in treno e da più di venti anni appartengo al Gruppo Scout Casentino 1”.

Genny comunica con l’utilizzo di un facilitatore vocale e sostiene progetti di autonomia comunicativa con la Biblioteca dell’Istituto Comprensivo di Pratovecchio Stia.
“Fin dall’età scolare – prima elementare – il computer mi è stato di supporto, come un quaderno per un bambino. All’università sono venuta a conoscenza del programma WUE per creare mappe concettuali e di conseguenza agevolare lo studio. Avendo come difficoltà maggiore il linguaggio, sto usando un facilitatore vocale che mi permette di dare voce al mio pensiero scritto. Il tenersi sempre aggiornato con i nuovi apparecchi tecnologici per chi ha una disabilità, ha ancora più importanza perché essa può aiutare a oltrepassare le barriere trovando soluzioni sempre più innovative”, così professionista racconta come le nuove tecnologie siano di supporto al suo lavoro ogni giorno.
La Fondazione Alice Onlus, che ha come obiettivo principale quello di fare integrazione, ha trovato in Genny una grande risorsa per portare nel mondo dei giovani un grande messaggio per il futuro.
Attualmente lavorano nella Fondazione cinque persone con diverse disabilità più altre dieci tra operatori e volontari.
Simone Ciulli, il Presidente di Alice Onlus su questo ha le idee chiare: “Voglio dire che capire quanti operatori ci sono per goni persona disabile non significa nulla. Quello che conta è sapere quanti lavorano veramente con un contratto, ciò che rende loro autonomi e capaci di dare il loro contributo, questo conta. Io personalmente spero solo una cosa ovvero lavorare adesso affinchè in futuro, per queste persone, io possa diventare inutile”.
La professionista Ciapetti e la Fondazione di Simone Ciulli con il loro lavoro, ci hanno dato un compito da svolgere come comunità del futuro: provare a intrecciare tutte le varie differenze, senza proporsi di azzerarle o peggio “normalizzarle”.
Per chi volesse conoscere di più su Fondazione Alice Onlus: www.fondazionealice.org
